PISTOIA NON MERITA LA LIBRERIA BABA JAGA

La mia città non merita la mia libreria. La mia città si merita di sprofondare ancora di più nella ignoranza e nel perbenismo, nel provincialismo e nell’indifferenza ipocrita nascosta fra le pieghe di istituzioni, enti, circoli, lobby, gruppi, società anonime a delinquere… e quant’altro e di più ancora. Di meno, la mia città, ha soltanto una cosa: nessuno la conosce, nessuno sa dove si trova, le sue coordinate geografiche sono ignote ai più. E’ quello che si merita, meglio così. Se ci facciamo conoscere, ogni tanto, è soltanto per le cose più infime. Come gli ultimi avvenimenti. Avvenimenti che non credo proprio abbiano scusanti, neppure fra le istituzioni, e, lo dico senza mezzi termini, neppure fra i genitori. Genitori disattenti, indifferenti, presi dall’apparire, dal viaggiare, dall’essere al passo con i tempi… mentre il loro tempo scorre e quello dei loro figli fugge.
Non venite nella mia città, fuggite se vi ci trovate a passare… datemi retta!!!
Ah… dimenticavo, la mia città si chiama… Pistoia. Non sapete dov’è??? Meglio per voi!

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mercoledì 21 gennaio 2009

concorso IL NONNO


PREMIO
IL NONNO




NON C’E’ CHE UN MODO PER RIMEDIARE AL PRESENTE CHE STA MANDANDO IN FRANTUMI IL FUTURO… TORNARE SUI PROPRI PASSI A CERCARE DI RECUPERARE I TESORI LASCIATI CADERE… E PROPRIO PER QUESTO
BABA JAGA LANCIA UNA SFIDA CHE COINVOLGA I BAMBINI DI OGGI E QUELLI DI IERI.
SIETE INVITATI TUTTI A PRESENTARCI, CON OGNI MEZZO CHE L’ARTE DELLA VITA METTE A DISPOSIZIONE DI OGNUNO, IL NONNO!
NIENTE EROI OCCASIONALI, NIENTE SUPERUOMINI, NIENTE EFFETTI SPECIALI.
SEMPLICEMENTE … UN NONNO, IL VOSTRO NONNO!

POESIE, RACCONTI, DISEGNI, FOTOGRAFIE, E QUANTO ALTRO VI PASSI PER LA MENTE O IL CUORE VI DETTI.
OGNI MEZZO CHE POSSA AIUTARVI A RAPPRESENTARE IL VOSTRO NONNO SARA’ ACCETTATO CON AFFETTO E GRATITUDINE.

NIENTE LIMITI DI ETA’ , NIENTE LIMITI ALLE OPERE, NIENTE DA PAGARE, SE NON UN PEGNO, QUELLO DI AVERE (O DI AVER AVUTO E CONTINUARE A SENTIRE DI AVERLO) UN NONNO SPECIALE!!!

DA ORA IN POI, POTETE COMINCIARE A LAVORARE… AD INVIARE… A SFIDARE!

BABA JAGA LANCIA LA SUA SFIDA, A VOI RACCOGLIERLA.

LA SFIDA SI CONCLUDERA’ IL 10 OTTOBRE 2009 CON LA CONSEGNA DEL PREMIO IL LOTTINI A TUTTI GLI SFIDANTI CHE AVRANNO PARTECIPATO E CONSEGNATO I LORO LAVORI IN TEMPO… (LASCIO A VOI LA DISCREZIONE DELLA DATA DI CONSEGNA).


potete scrivermi a ritastilli@tiscali.it
potete telefonarmi allo 05731870192
e infine, se volete, potete anche venire a trovarmi in libreria,
in Via S.Anastasio,13 … sono sempre sola. Che peccato che i bambini di Pistoia abbiano un posto tutto per loro e non lo sappiano. (???)




sabato 17 gennaio 2009

BAMBINI SPENTI

E' un sabato pomeriggio d'inverno. Le strade di Pistoia sono piene di gente che guarda le vetrine, che fa i conti di quanto può spendere per il guardaroba senza guardare che roba è, basta che sia alla moda. Passi. Le donne che non hanno molto hanno bisogno di sentirsi almeno il peso addosso di qualcosa, altrimenti il vuoto le risucchia e cadono in depressione. Quella depressione che niente ha a che vedere con il mal di vivere, ma piuttosto si tratta di maldiviverefuorimoda! I giovani fanno come sempre, si trascinano a gruppi desolati, e invece di parlare fra loro, come potrebbe sembrare, messaggiano con altri amici troppo vicini per avere il coraggio di guardarsi in faccia e dirsi le cose come stanno. Meglio codificare e schernire quella lingua che faticano tanto a studiare, a leggere, a scrivere. E così, anche i più asini, si pavoneggiano nell'inventare neologismi che poi finiscono a far parte del lessico del momento. Bastano pochi mesi, e di quei giovani sparisce tutto, a cominciare dalla gioventù. Che già sembra spenta, come le luci di natale che continuano a penzolare dai fili, da palazzo a palazzo, nel centro di Pistoia. E pensare che metà dicembre è trascorsa al buio... e ora, che si avvicina il Carnevale, le palle continuanto a ciondolare, deprimenti ancora più di quello che già erano quanto si illudevano di brillare.
Il freddo pungente fa sembrare i bambini nei passeggini come dei baccalà, intirizziti, lividi, stanchi, annoiati e noiosi. Impediscono di guardarsi intorno, di scambiare due chiacchiere, ecc...
Quelli più grandicelli corrono da un palo all'altro, gridando senza sapere a chi, o cosa. Soli. E chiedono ad ogni istante un palloncino, un pezzetto di schiacciata, un succo di frutta, una pallina dal distributore di mostri. Per non sentirli, i genitori accettano, gli amici dei genitori si prestano a prestare gli spiccioli, a malincuore... ma si sa... poverino, povero amore... si annoia.
Già, si annoia! Allora andiamo in libreria, che compriamo un librino... che poi stasera lo leggiamo...
E il bambino ci crede, e si lascia trascinare... nella Grande Nuova Libreria Bar, e viene scaraventato fra due scaffali stracolmi. - Scegliene uno, sù... - dice la mamma, distratta.
Il bambino prende il primo che gli capita, che lo attira, come è giusto che sia, e la mamma: - Fammi vedere... sei sicuro che ti piace? (non piace a lei, è troppo lungo da leggere, costa troppo... non sa di cosa parli, non sa se è adatto al suo bambino, lo rigira fra le mani, lo apre, guarda la quarta e vorrebbe partire in quinta ed uscire di lì. Il bambino, intanto, ha già preso un altro libro e lo porge alla mamma. Vuole quello. La mamma è perplessa... - Quale vuoi? Non volevi l'altro? -
Il bambino fa intendere che vuole quello. La mamma non intende e pensa che è meglio farsi guidare dall'istinto, dal suo, non quello del bambino, ma soprattutto dal prezzo!
Va da sé, se poi, uscendo, si ferma a comprare un paio di scarpine firmate per il pargolo, e magari getta via un etto di schiacciata che il piccolo non vuole più e un succo di frutta appena iniziato.
Per i bambini, non si guarda a spese.
E va da sé, se una Libreria creata per i piccoli cittadini pistoiesi, dove non ci sono scaffali stracolmi di volumi tutti uguali, ma dove ogni libro aspetta il suo bambino, ogni libro è stato scelto pensando a chi non ha più niente da pensare ma ha già a disposizione pensieri ed immagine predefinite, uguali per tutti, alla moda... va da sé che questa libreria sia vuota.
Vuota in un sabato pomeriggio invernale... con i suoi pochi ma bellissimi libri, ognuno diverso dall'altro,( e non un insieme uniforme che non tiene conto dei bisogni, delle caratteristiche, delle prerogative di ogni bambino... ma che fa di tutto per uniformare ognuno ai bisogni del capitale, e non quello dei capitali che ogni bambino potrebbe rappresentare... potrebbe e basta, intendiamoci! Da questi bambini firmati da capo e piedi, uguali in tutto e per tutto uno dall'altro, non emergerà nessuno! E chi si lamenta oggi, della classe dirigente, domani la rimpiangerà, qualunque essa sia, da qualunque parte o colore penda, perché i bambini di domani non sapranno neppure distinguere i colori!!! Bambini spenti, in una città spenta, da cui penzolano palle di ferro, patetiche e dimenticate. Che palle...

I GIOCHI DEGLI ANGELI


Racconto che scrissi per Pietro e Jonathan... e che ora dedico ai miei amori degli amori... Veris e Jacopo... e a i pochissimi bambini che oggi frequentano Baba Jaga, ai loro genitori e nonni...
e a tutti gli altri, che non sanno neppure che esiste nella lora città un posto tutto per loro, con l'augurio di non rimpiangere, domani, il tempo perso fra gli scaffali di un grande magazzino, fra i giochi di un centro commerciale, o davanti ad uno schermo che anestetizza le loro menti con l'intento di creare dei futuri servi del mercato... a buon mercato!






FUORI PIOVEVA ... ED I DUE BAMBINI, IN CASA, COMINCIAVANO AD ANNOIARSI. I VISINI DIETRO I VETRI DELLA FINESTRA, GUARDAVANO SCONSOLATI LA PIOGGIA CHE NON ACCENNAVA A DIMINUIRE.

- GUARDA - DISSE PIETRO RIVOLTO AL FRATELLINO PIÙ PICCOLO - LA VEDI QUELLA POZZANGHERA LAGGIÙ ? E’ ILLUMINATA ... -
- FAMMI VEDERE, PIETRO, PER PIACERE. NON CI ARRIVO. - DISSE JONATHAN.
- VIENI, SALI SU QUESTA CASSAPANCA E GUARDA GIÙ. -
SUBITO IL PICCOLO JONATHAN UBBIDÌ AL FRATELLINO MAGGIORE, PER UNA VOLTA FELICE DI FARLO.
- GUAI A TE SE APRI LA FINESTRA, PERÒ - RACCOMANDÒ PIETRO, SEVERO.
- NON CI PENSO NEMMENO. LO SO CHE LA MAMMA NON VUOLE, E SO ANCHE PERCHÉ NON VUOLE. ORMAI SONO GRANDE ANCH’IO, SAI PIETRO ? -
- SÌ - RISE PIETRO. - PERÒ IO CI ARRIVO CON LE MIE GAMBE A GUARDARE GIÙ, E TU, INVECE, DEVI SALIRE SULLA CASSAPANCA ! -
IL VISINO DI JONATHAN SI RABBUIÒ PER UN ATTIMO. FORSE CERCAVA UNA RISPOSTA DA DARE AL FRATELLO, MA NON NE EBBE IL TEMPO, CHE SUBITO ESCLAMÒ :
- E’ VERO, PIETRO, GUARDA COME BRILLA QUELLA POZZANGHERA. E’ TUTTA ROSSA ! !
- MA NO. - DISSE PIETRO - È VERDE. NON SAI DISTINGUERE ANCORA I COLORI ? -
- SÌ CHE LO SO - SI OFFESE JONATHAN - E QUELLA È PROPRIO ROSSA ! -
PIETRO, PERPLESSO, GUARDÒ DI NUOVO GIÙ.
- HAI RAGIONE, È ROSSA ! MA PRIMA ERA VERDE, TE LO GIURO ! - ESCLAMÒ PIETRO, SBALORDITO.
- GUARDA, PIETRO. ORA È AZZURRA ! ! ! -
- OHHH ... - I BAMBINI ERANO ALLIBITI ED ECCITATI. IL MISTERO SI STAVA FACENDO SEMPRE PIÙ MISTERIOSO.
- COSA SARÀ ? - CHIESE CON UNA VOCINA TIMOROSA JONATHAN.
- MAH ! FORSE SARÀ UN’ASTRONAVE CHE LAMPEGGIA DAL CIELO. -
E TUTTI E DUE RIVOLSERO LO SGUARDO VERSO L’ALTO.
MA IL CIELO ERA TUTTO GRIGIO, COPERTO DA GRANDI E MINACCIOSE NUVOLE, CARICHE DI PIOGGIA.
E NESSUNA ASTRONAVE STAVA PASSANDO DI LÌ.
- MENO MALE - DISSE PIETRO, RASSICURATO. - SE CI FOSSE STATA DAVVERO UN’ASTRONAVE, AVREI AVUTO PAURA. -
- IO NO - RISPOSE JONATHAN, SICURO DI SÉ - A ME PIACEREBBE TANTO VEDERNE UNA. -
- MA NON ESISTONO, DAI ! - DISSE PIETRO, PIÙ PER RASSICURARE SE STESSO CHE PER CONTRARIARE IL FRATELLO.
- SÌ CHE ESISTONO - RIBATTÉ JONATHAN, CONVINTO.
STAVANO COMINCIANDO A LITIGARE, COME AL SOLITO, QUANDO IL VETRO DELLA FINESTRA SI COLORÒ DI TANTI COLORI. DI COLPO, TUTTI E DUE INSIEME, SI RITRASSERO, IMPAURITI. E JONATHAN, SVELTO SVELTO, SCESE DALLA CASSAPANCA.
- COSA VEDI, PIETRO ? - CHIESE DA SOTTO.
MA ANCHE PIETRO SI ERA CHINATO E STAVA RIMPIATTATO DIETRO LA CASSAPANCA.
- VIENI QUI JONATHAN. STIAMO NASCOSTI. -
- HAI PAURA ? - CHIESE JONATHAN, CHE FORSE COMINCIAVA AD AVERNE UN POCO ANCHE LUI, ADESSO.
- UN POCHINO ... - AMMISE PIETRO.
DIETRO DI LORO LA STANZA ERA QUASI BUIA. ORMAI ERA SERA, MA NESSUNO DEI DUE AVEVA IL CORAGGIO DI FARE QUEI POCHI PASSI PER ARRIVARE ALL’INTERRUTTORE ED ACCENDERE LA LUCE.
- CHISSÀ COSA SARANNO QUEI COLORI ? PRIMA LA POZZANGHERA, POI IL VETRO DELLA FINESTRA ... GUARDA, JONATHAN, LA STANZA NON È PIÙ BUIA ! ORA CI SI VEDE ! -
INFATTI, ADESSO, SUI MOBILI E SULLE COSE INTORNO A LORO, SPLENDEVANO TANTE LUCI DI TANTI COLORI DIVERSI. ED TUTTO ERA COSÌ BELLO ! ! !
LA PAURA ERA PASSATA, ORMAI, ED I DUE BAMBINI SI STAVANO DAVVERO DIVERTENDO.
- GUARDA, PIETRO, GUARDA COME BRILLA IL MIO CUSCINO. SEMBRA ROSA, INVECE È BIANCO.
- ANCHE IL TUO, JONATHAN, GUARDA, È TUTTO CELESTE.
LE COPERTINE DEI LORO LETTINI SEMBRAVANO D’ORO E LA PICCOLA LAMPADINA DA NOTTE, SUL LORO COMODINO, A FORMA DI ANGELO, PAREVA ACCESA. ANZI, BRILLAVA ! MOLTO DI PIÙ DI QUANDO ERA ACCESA DAVVERO !
- HAI VISTO JONATHAN, COME BRILLA IL NOSTRO ANGIOLINO ? -
- E’ VERO, PIETRO. E SEMBRA CHE SORRIDA, VEDI ? -
- HAI RAGIONE ! - ESCLAMÒ PIETRO STUPEFATTO.
- PRIMA, QUANDO LO ACCENDEVAMO, LA SERA, SEMBRAVA UN POCHINO TRISTE, VERO ? NON RIDEVA MAI. MA ORA SÌ. CHISSÀ PERCHÉ ? ! -
- E’ CONTENTO DI NOI, FORSE. NON CREDI ? -
- LA MAMMA DICE CHE QUANDO NOI SIAMO CATTIVI, IL NOSTRO ANGELO CUSTODE PIANGE, ED INVECE, QUANDO SIAMO BUONI, È CONTENTO. -
- SÌ, PERÒ NON HA MAI PIANTO. - DISSE PENSIEROSO PIETRO.
- E’ VERO. MA NON HA MAI NEMMENO SORRISO. ED INVECE, ADESSO SÌ ! - RIBATTÉ JONATHAN, SICURO.
- GIÀ ... - AMMISE PIETRO - HAI PROPRIO RAGIONE ... ED È TUTTO COSÌ BELLO, ADESSO ... - SOSPIRÒ.
- SÌ, È TUTTO BELLO. ANCHE LA NOSTRA STANZA, CHE NON CI È MAI PIACIUTA TROPPO. ORA È BELLISSIMA. E’ TUTTA COLORATA. BRILLA TUTTO, QUI INTORNO !
- SAI CHE COSA FACCIAMO, PIETRO ? - PROPOSE JONATHAN, ENTUSIASTA.
- CHE COSA ? - CHIESE SUBITO PIETRO, UN POCO ANSIOSO.
- PERCHÉ NON SIAMO SEMPRE BUONI, COSÌ LUI SORRIDE SEMPRE E CI FA BELLA LA NOSTRA CAMERINA ? -
- SÌ, SÌ, DAI ! PROMETTIAMOLO. DOBBIAMO GIURARLO. -
- E COME SI FA ? - CHIESE JONATHAN.
- ECCO, TU DEVI PROMETTERE CHE NON MI FARAI PIÙ ARRABBIARE. -
- MA SEI TU CHE FAI SEMPRE ARRABBIARE ME ! - REPLICÒ JONATHAN, RISENTITO.
- NO. SEI SEMPRE TU, A COMINCIARE ! - DISSE PIETRO.
- NON È VERO ... SEI BUGIARDO ... - CONTINUÒ JONATHAN, ARRABBIATO.

- BAMBINI, COSA STATE FACENDO QUI AL BUIO ? STATE LITIGANDO DI NUOVO ? - ERA LA VOCE DELLA MAMMA, CHE ERA ENTRATA NELLA STANZA. SUBITO ACCESE LA LUCE E SI FERMÒ SULLA SOGLIA.
- NO, MAMMA, NON STAVAMO LITIGANDO. VOLEVAMO DECIDERE DI ESSERE PIÙ BUONI - RISPOSE PRONTAMENTE JONATHAN - COSÌ, L’ANGIOLINO SORRIDE. GUARDA, MAMMA, GUARDA COM’È BELLO ! -
LA MAMMA NON CAPÌ, SCOSSE LA TESTA E SI AVVIÒ VERSO LA FINESTRA PER CHIUDERE LE PERSIANE.
- LO SAI MAMMA, PRIMA CHE TU ENTRASSI ED ACCENDESSI LA LUCE, QUI TUTTO ERA COLORATO, TUTTO LUCCICAVA. ERA BELLISSIMO ! -
MENTRE CHIUDEVA LE PERSIANE, LA MAMMA VIDE CHE IL PALAZZO DI FRONTE ALLA LORO CASA AVEVA UNA NUOVA INSEGNA LUMINOSA, CHE SI ACCENDEVA E SPEGNEVA CON DIVERSI COLORI.
“I GIOCHI DEGLI ANGELI ”, C’ERA SCRITTO SU QUELL’INSEGNA.
- GIÀ ... - PENSÒ FRA SÉ LA MAMMA - HANNO APERTO UN NUOVO NEGOZIO PER BAMBINI, PROPRIO QUI DI FRONTE. DOMANI CI ANDRÒ. VOGLIO VEDERE SE C’È QUALCOSA DI CARINO PER LE MIE DUE “PICCOLE PESTI”. - E SU QUEL PENSIERO, SORRIDENDO, CHIUSE LE PERSIANE ED I VETRI DELLA FINESTRA.
- MAMMA, PERCHÉ ORA NON CI SONO PIÙ LE LUCI DI PRIMA ? PERCHÉ L’ANGELO NON SORRIDE PIÙ ? ALLORA È VERO CHE NOI SIAMO CATTIVI, MAMMA ? -
- MA NO CHE NON SIETE CATTIVI ! - DISSE LA MAMMA - È SOLTANTO CHE PRIMA ... - E STAVA PER AGGIUNGERE QUALCOSA, PER SPIEGARE LA FACCENDA AI SUOI BAMBINI, QUANDO, ALL’IMPROVVISO, QUALCUNO LE SOFFIÒ ALL’ORECCHIO :
“ NON DIRE NIENTE ... NON È COME CREDI TU, SAI ? NON ERA LA LUCE DELL’INSEGNA CHE ILLUMINAVA LA STANZA. ERAVAMO NOI, GLI ANGELI. ABBIAMO VISTO QUELLA BUFFA SCRITTA, E ALLORA CI È VENUTO IN MENTE UN GIOCO.
SAI, ANCHE NOI, QUANDO PIOVE, E TUTTO È GRIGIO, CI ANNOIAMO. PROPRIO COME I TUOI BAMBINI. COSÌ ABBIAMO DECISO DI CREARE IL GIOCO DEI COLORI E DELLE LUCI. E INSIEME A PIETRO E JONATHAN, CI SIAMO DIVERTITI TANTO ! ECCO, SE VUOI, RACCONTA LORO CHE QUANDO PIOVE, ANCHE GLI ANGELI SI ANNOIANO, ED OGNI VOLTA SI INVENTANO UN GIOCO NUOVO. QUELLO DEI COLORI, AI TUOI PICCOLI, È PIACIUTO TANTO, SAI ? CHIEDIGLIELO.”-
LA MAMMA NON SI SORPRESE A QUELLE PAROLE, ANZI, IN CUOR SUO, IN SILENZIO, RINGRAZIÒ QUELLA VOCE CHE L’AVEVA FERMATA IN TEMPO, CHE LE AVEVA IMPEDITO DI DIRE UNA BUGIA AI SUOI BAMBINI. ORA AVREBBE POTUTO RACCONTARE LORO UNA BELLA STORIA, UNA MERAVIGLIOSA FAVOLA VERA.
- ERANO DAVVERO BELLI, QUEI COLORI ? - CHIESE LA MAMMA, DOLCEMENTE.
- SÌ, MAMMA, ERANO BELLISSIMI. CHISSÀ COS’ERANO, DA DOVE VENIVANO ... -
- IO LO SO - DISSE PIANO LA MAMMA.
- DAVVERO ? ! CHIESERO SORPRESI E FELICI PIETRO E JONATHAN, INSIEME.
- SÌ, CARI. IO LO SO. E SE VOLETE, VE LO RACCONTO. -
- SÌ, DAI MAMMA, PER PIACERE, RACCONTACELO ! - GRIDARONO ECCITATI I DUE BAMBINI.
E LA MAMMA, PIANO PIANO, DOLCEMENTE, COMINCIÒ A RACCONTARE :
- DOVETE SAPERE, CHE QUANDO PIOVE, ED IL MONDO È TUTTO GRIGIO, I BAMBINI SI ANNOIANO, PERCHÉ NON POSSONO USCIRE ALL’APERTO A GIOCARE CON IL SOLE ...”
- E’ VERO, MAMMA, HAI RAGIONE ! - L’INTERRUPPERO I DUE FRATELLINI.
- MA NON SOLTANTO VOI, MIEI CARI, VI ANNOIATE, SAPETE ? ANCHE GLI ANGELI IN PARADISO SI ANNOIANO. MA SICCOME LA PIOGGIA È UTILE COME IL SOLE, NON POSSONO CHIEDERE A GESÙ DI NON FARLA CADERE. ALLORA SAPETE COSA FANNO ? -
- COSA, MAMMA ? COSA ? ! - CHIESERO I BAMBINI CON GRANDE E SINCERA CURIOSITÀ.
- S’INVENTANO UN GIOCO DIVERSO, OGNI VOLTA. ED È SEMPRE UN BELLISSIMO GIOCO. OGGI HANNO INVENTATO IL GIOCO “DEI COLORI E DELLE LUCI”. A VOI È PIACIUTO, VERO ? - CHIESE LA MAMMA, SORRIDENDO.
- TANTO, MAMMA. ERA MERAVIGLIOSO ! - RISPOSE PIETRO.
- MA NON LO FARANNO PIÙ ? - CHIESE JONATHAN, UN POCO PREOCCUPATO.
- FORSE SÌ. O FORSE NE CREERANNO UNO NUOVO. CHISSÀ ? ! - RISPOSE LA MAMMA.
- ALLORA SPERIAMO CHE SIA BELLO COME QUESTO ... - SOSPIRÒ PIETRO.
- CERTO CHE SARÀ BELLO COME QUESTO ! - AFFERMÒ LA MAMMA, SICURA.
- MA PERCHÉ, ANCHE VOI, QUANDO PIOVE E VI ANNOIATE, NON CERCATE DI INVENTARE UN GIOCO, INSIEME ? COSÌ ANCHE GLI ANGELI POTRANNO IMPARARLO, E DIVERTIRSI COME VOI. E SE VOI SARETE BUONI E GIOCHERETE INSIEME, SENZA LITIGARE, ANCHE LORO SARANNO FELICI, E SORRIDERANNO. -
I DUE FRATELLINI RIMASERO QUALCHE ISTANTE IN SILENZIO. SI GUARDARONO NEGLI OCCHI, SORRIDENDOSI. E POI PIETRO, SUBITO DISSE :
- CHE BELLO, MAMMA ! LO FAREMO, NON È VERO JONATHAN ? -
- SÌ, PIETRO. FACCIAMOLO, DAI ! FACCIAMOLO SUBITO ! -
- MAMMA, DOMANI CREDI CHE PIOVERÀ ANCORA ? - CHIESE ANSIOSO JONATHAN.
PIETRO E LA MAMMA RISERO. E ANCHE GLI ANGELI.



FINE








mercoledì 14 gennaio 2009

TRISTE COME UNA LIBRERIA PER BAMBINI VUOTA

Che tristezza, un giorno intero senza un bambino che entra a sfogliare un libro, senza una mamma che non torna a casa con qualcosa da leggere al suo bambino per accompagnarlo nei sogni con la sua voce e una storia che possa rassicurarlo dalle tante paure che hanno provato durante il giorno, le tante insicurezze, e magari ritrovarsi nei personaggi di una storia che lo aiutano a capire, a capirsi. A sentirsi meno solo in un mondo sempre più devastato dal vuoto e dall'apparenze che non trovano riscontro nell'essere di un bambino!

Che sconfitta, per chi lotta contro i Giganti e gli Orchi cattivi che vogliono divorare i sogni dei bambini per imperdire loro di capire, capirsi a vicenda, e conoscere se stessi.

Che paura ... per il domani dei miei bambini... e di quei pochi che frequentano Baba Jaga e crescono al suono della melodia della bellezza dell'arte in ogni suo aspetto, a partire dall'arte d'imparare a pensare con la propria testa, di sentire con il proprio cuore, di vestire l'anima con l'abito più bello, senza aspettare saldo alcuno.
Perchè la vita... non fa sconti!

Che malinconia... vedere piena di sedicenti lettori, un sedicente locale che smercia volumi ad alto volume, assordanti come tutto ciò che ci circonda e ci abbaglia, impedendoci di ascoltare la realtà e sentire la nostra verità.

Che delusione... tornarsene a casa prima, chiudere la porta della libreria, lasciare una piccola luce perchè anche i libri, come i bambini, hanno paura di starsene al buio... si sentono soli, abbandonati. E non è una sensazione, è la realtà!
Non basta una bellissima copertina... (e neppure un comodo lettino in una cameretta colma di vestitini eleganti  e giocatttoli costosi) per sentirsi al sicuro.


Che gioia, tornarsene a casa, una casa non riscaldata... infilarsi in un pigiama extralarge di pile da cinque euro,  mettersi sotto vecchie e logore coltri, accendere la lampada sul comodino, prendere il libro che mi stava aspettando, aprirlo, salutarlo, e sbattere la porta in faccia alla realtà e ai reality!!!







mercoledì 7 gennaio 2009

E ORA?

Ecco, la Festa è finita. Finita per chi non aspetta altro che festeggiare. Aspetta mentre si prepara per andare a lavorare, mentre sta lavorando, mentre sta uscendo da lavoro... Verrebbe da pensare che chi aspetta di trovare un lavoro, stia aspettando di festeggiare! Non il lavoro, ma l'attesa della festa. Tanto vale che smetta di cercare un lavoro e che si goda la Festa. Tanto, prima o poi, arriva per tutti. C'è sempre qualcuno pronto a farcela. E se non c'è... ci penserà Qualcun altro.
Ma la Vigilia non se la fila nessuno??? Ah... Leopardi non docet...
Allora provo a docere io, io che mi inebrio della vigilia della vigilia della vigilia... che osservo un minuto di silenzio in onore e memoria della festa, mentre questa danza sulle ore, calpestando il Tempo.
E ora è tempo di tornare al lavoro, a scuola, davanti alla televisione, al computer, dietro il telefonino, dietro le quinte di se stessi. Non più protagonisti effimeri di giorni interpretati, ad ognuno la sua parte, il suo copione. Si torna a copiare. A copiare tutti per non sentirsi al di fuori di tutto. Giocattoli rotti, avanzi di dolciumi, fondi di bottiglia, rifiuti di differenziare, regali da riciclare. E niente vigilie da festeggiare, per chi non ha pensato a rifornire la dispensa di giochi da giocare insieme, di dolci ricordi da ruminare, di messaggi in bottiglia da recuperare, aspettando l'onda sulla riva del mare che divide il dire dal fare. Si è detto e fatto di tutto, sempre le stesse cose, gli stessi gesti, incitati da chi ci vuole ad ogni costo in fila, sull'attenti e distratti da se stessi.
Bene. Tutto è bene quel che finisce. E' finita, per adesso. Ricominciamo ad aspettare la festa?
Magari anche mentre stiamo guardando il mondo morire, la guerra mangiare al nostro tavolo, la fame alzarsi da tavola prima di noi... aspettiamo la festa mentre guardiamo un bambino dormire, affrettiamo il suo risveglio per poterlo festeggiare, strappandolo ai suoi sogni. Aspettiamo la festa per andare sulla neve mentre imprechiamo per quella che cade in città. Aspettiamo la festa per andare in pizzeria con gli amici, che forse non sono così amici. Aspettiamo la festa ammazzando il tempo davanti alla televisione, festeggiano in differita o in anteprima. Aspettiamo la festa, mentre facciamo festa, e il trucco si strugge, gli anni reggono il moccolo al tempo, mentre noi ci lasciamo sedurre. Per l'abbandono c'è tempo... Sì? Ne siamo certi? Pensiamoci bene... o male. Ma pensiamoci. Pensiamoci mentre lavoriamo, e lavoriamo consapevoli di vivere, giochiamo consapevoli di far parte del gioco, facciamoci belli dietro lo specchio, consapevoli di essere lo specchio, regaliamoci un telefonino nuovo pensando prima a quanti, poi, non risponderemo. Regaliamo un gioco nuovo ai nostri figli, pensando prima se avrà qualcuno con cui giocare. Vestiamoci bene, vestiamo bene i nostri figli, spendiamo cifre assurde per un paio di scarpe, ma prima pensiamoci bene: dove vogliamo andare? E soprattuto pensiamo se siamo pronti, con tutti i nostri affanni e preoccupazioni, ad occuparci delle scarpe e dei vestiti che indossano gli altri. No? E perché, allora, credere che gli altri non abbiano altro da pensare, mentre vanno per le strade del mondo, di occuparci delle nostre scarpe, dei nostri vestiti? Se siamo belli, giovani e sani, importa soltanto a chi ha bisogno di noi. Ma c'è rimasto ancora qualcuno che ha bisogno di noi, oppure siamo scesi a patto con la nostra coscienza e abbiamo deciso che in fin dei conti, siamo indispensabili soltanto a noi stessi? Beh... forse è così. Dopotutto è quello che insegniamo ai nostri figli. Ad arrangiarsi. La Festa è finita. Per loro, purtroppo, non è mai cominciata!

sabato 3 gennaio 2009

LA BEFANA DA BABA JAGA NON CI SARA'

MARTEDI' 6 GENNAIO, DALLE 17 IN POI, LA BEFANA, DOVEVA ARRIVARE LA BEFANA.
BEH... HA DECISO DI NON VENIRE.

LA BEFANA AVRA' ANCORA VOGLIA DI VOLARE SU UNA SCOPA CON LE SCARPE ROTTE, DI SCENDERE DA UN CAMPANILE IN UN ATTIMO, DI FARSI VEDERE IN GIRO COME UNA DIVA, A DISTRIBUIRE CARAMELLE, DI TOGLIERE TUTTA LA FANTASIA E IL SOGNO AI BAMBI, IN CAMBIO DI UN BEL RAFFREDDORE PER LORO E DI UN MAL DI SCHIENA PER LEI!
LA BEFANA HA DECISO DI TORNARE A NON FARSI VEDERE, A FARSI SENTIRE, MA SOLO DA CHI HA CUORE PER UDIRE... PER IL RESTO... CI SONO I CENTRI COMMERCIALI E LE GRANDI LIBRERIE!!!

LA BEFANA VIENE A TROVARE BABA JAGA

Lo sapete che Baba Jaga signifa "vecchia... strega... " o anche "vecchia nonna..." oppure, in modo dispregiativo... "...vecchiaccia"?. Ora lo sapete. Ma voglio anche dirvi che per me, Baba Jaga, significa soltanto ricordo libri di favole lette a letto... al calduccio delle coperte, con i guanti infilati, il berretto di lana sulla testa e il naso rosso. La mia stanza era fredda (lo è ancora!), non avevo riscaldamento (neppure adesso... ma adesso ho una stufa che purtroppo va a corrente, e che quindi non posso tenere accesa a lungo, solo il tempo di sentire meno freddo... ma che è bellissima, perchè sembra un caminetto... piccolo, con le fiamme finte, ma che gettano, nel buio, le stesse ombre tremolanti di una fiamma vera... ed io, mentre leggo ad una fioca luce, ogni tanto mi volto a guardarle... e sogno un camino. Beh... non lo avrò mai, come non riavrò mai più quelle meravigliose serate trascorse fra il freddo della stanza e quello della Vecchia Russia, in cui viveva Baba Jaga. Ma dentro di me c'era tanto di quel calore, che forse ancora oggi ne sento ancora un poco... un tepore che vorrei condividere con i bambini... con i miei e con tutti quelli che vivono in questo mondo caldo, comodo, pieno di strapulsanti, di straluci, di stracibi, di STRATROPPO, così troppo da rendere superfluo il sogno e la fantasia.


Sapete, la Befana è delusa, triste, e comincia a sentirsi... vecchia. E quando un vecchio si sente vecchio è perchè sono i bambini a non essere bambini, o ad esserlo per così poco tempo che il tempo raddoppia, triplica la velocità del suo scorrere. E un babbo, una mamma, si ritrovano a volersi riprendere la loro, di gioventù, anche se artificiale, come il mio caminetto... Ma c'è una differenza, il mio caminetto non fa niente per sembrare vero, si mostra per quello che è, e mi lascia tutto lo spazio e tutto il tempo per sognare... sognarne uno vero, chiudere gli occhi e sentire il tepore e lo strepitio di una fiamma allegra e vivace, mentre nei movimenti, nei gesti, nelle parole, nello sguardo di questi genitori sperduti e senza sogni da trasmettere, non vedo che la paura... d'invecchiare, celata da una maschera di gioventù che puzza di bruciato.
Che peccato... come erano più giovani le nonne di una volta, che le mamme di oggi. E non parlo certo di età in numeri, ma di anni luce traascorsi nel buio di un mondo grigio, uniforme, uguale a se stesso. Le nonne di ieri, con i loro capelli bianchi, sapevano tanti giochi, sapevano tante storie, e la loro voce narrava... accarezzava, a volte faceva anche paura, ma una paura bellissima, da scacciare rifugiandosi sulle loro ginocchia ad aspettare un finale lieto, o almeno sereno. Imparavamo ad aver paura, ad affrontarla, non ci tenevano nascosto niente, ma ce lo raccontavano con parole così belle, che già ascoltarle era segno di coraggio. Adesso, ai nostri bambini viene insegnato che non esiste la paura, che non esiste niente che possa fermarli, che sono in grado di fare tutto... da soli! E loro lo fanno, poverini, per paura... paura di essere presi in giro, paura di non essere all'altezza, paura di sentirsi piccoli... bambini! E crescono.... crescono... ma non come crescevano i Piccoli Uomini e le Piccole Donne di allora, piano piano, godendo ogni giorno e ogni notte di un pensiero, di un perchè, di un sogno, di una vittoria, di una sconfitta... ma di colpo. Come per incanto. L'unico incanto che resta ai nostri bambini. Crescere e sentirsi grandi. Ma per fare grande un uomo e una donna, non ci vuole un mondo grande, ma un grande mondo. E per farli sentire meno la paura, o per insegnare loro il coraggio, non ci vuole molto, ci vuole poco. Basta essere stati bambini a lungo e ricordarlo, e rimpiangerlo. Credete che i nostri bambini di oggi, rimpiangeranno il loro tempo dei giochi? E quali? Di cosa avranno nostalgia, di un videogame? di un cartone animato dal desiderio di superiorità? A cosa ripenseranno, i nostri bambini, quando saranno vecchi? Cosa racconteranno ai loro nipoti? Quali storie, quali paure, quale coraggio... ci vuole per essere se stessi, liberi da ogni costrizione dello spirito? Saranno soltanto dei vecchi invidiosi, l'uno dell'altro, si ruberanno a vicenda il ricordo di un ...GAME OVER!!!