PISTOIA NON MERITA LA LIBRERIA BABA JAGA

La mia città non merita la mia libreria. La mia città si merita di sprofondare ancora di più nella ignoranza e nel perbenismo, nel provincialismo e nell’indifferenza ipocrita nascosta fra le pieghe di istituzioni, enti, circoli, lobby, gruppi, società anonime a delinquere… e quant’altro e di più ancora. Di meno, la mia città, ha soltanto una cosa: nessuno la conosce, nessuno sa dove si trova, le sue coordinate geografiche sono ignote ai più. E’ quello che si merita, meglio così. Se ci facciamo conoscere, ogni tanto, è soltanto per le cose più infime. Come gli ultimi avvenimenti. Avvenimenti che non credo proprio abbiano scusanti, neppure fra le istituzioni, e, lo dico senza mezzi termini, neppure fra i genitori. Genitori disattenti, indifferenti, presi dall’apparire, dal viaggiare, dall’essere al passo con i tempi… mentre il loro tempo scorre e quello dei loro figli fugge.
Non venite nella mia città, fuggite se vi ci trovate a passare… datemi retta!!!
Ah… dimenticavo, la mia città si chiama… Pistoia. Non sapete dov’è??? Meglio per voi!

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sabato 3 gennaio 2009

LA BEFANA DA BABA JAGA NON CI SARA'

MARTEDI' 6 GENNAIO, DALLE 17 IN POI, LA BEFANA, DOVEVA ARRIVARE LA BEFANA.
BEH... HA DECISO DI NON VENIRE.

LA BEFANA AVRA' ANCORA VOGLIA DI VOLARE SU UNA SCOPA CON LE SCARPE ROTTE, DI SCENDERE DA UN CAMPANILE IN UN ATTIMO, DI FARSI VEDERE IN GIRO COME UNA DIVA, A DISTRIBUIRE CARAMELLE, DI TOGLIERE TUTTA LA FANTASIA E IL SOGNO AI BAMBI, IN CAMBIO DI UN BEL RAFFREDDORE PER LORO E DI UN MAL DI SCHIENA PER LEI!
LA BEFANA HA DECISO DI TORNARE A NON FARSI VEDERE, A FARSI SENTIRE, MA SOLO DA CHI HA CUORE PER UDIRE... PER IL RESTO... CI SONO I CENTRI COMMERCIALI E LE GRANDI LIBRERIE!!!

LA BEFANA VIENE A TROVARE BABA JAGA

Lo sapete che Baba Jaga signifa "vecchia... strega... " o anche "vecchia nonna..." oppure, in modo dispregiativo... "...vecchiaccia"?. Ora lo sapete. Ma voglio anche dirvi che per me, Baba Jaga, significa soltanto ricordo libri di favole lette a letto... al calduccio delle coperte, con i guanti infilati, il berretto di lana sulla testa e il naso rosso. La mia stanza era fredda (lo è ancora!), non avevo riscaldamento (neppure adesso... ma adesso ho una stufa che purtroppo va a corrente, e che quindi non posso tenere accesa a lungo, solo il tempo di sentire meno freddo... ma che è bellissima, perchè sembra un caminetto... piccolo, con le fiamme finte, ma che gettano, nel buio, le stesse ombre tremolanti di una fiamma vera... ed io, mentre leggo ad una fioca luce, ogni tanto mi volto a guardarle... e sogno un camino. Beh... non lo avrò mai, come non riavrò mai più quelle meravigliose serate trascorse fra il freddo della stanza e quello della Vecchia Russia, in cui viveva Baba Jaga. Ma dentro di me c'era tanto di quel calore, che forse ancora oggi ne sento ancora un poco... un tepore che vorrei condividere con i bambini... con i miei e con tutti quelli che vivono in questo mondo caldo, comodo, pieno di strapulsanti, di straluci, di stracibi, di STRATROPPO, così troppo da rendere superfluo il sogno e la fantasia.


Sapete, la Befana è delusa, triste, e comincia a sentirsi... vecchia. E quando un vecchio si sente vecchio è perchè sono i bambini a non essere bambini, o ad esserlo per così poco tempo che il tempo raddoppia, triplica la velocità del suo scorrere. E un babbo, una mamma, si ritrovano a volersi riprendere la loro, di gioventù, anche se artificiale, come il mio caminetto... Ma c'è una differenza, il mio caminetto non fa niente per sembrare vero, si mostra per quello che è, e mi lascia tutto lo spazio e tutto il tempo per sognare... sognarne uno vero, chiudere gli occhi e sentire il tepore e lo strepitio di una fiamma allegra e vivace, mentre nei movimenti, nei gesti, nelle parole, nello sguardo di questi genitori sperduti e senza sogni da trasmettere, non vedo che la paura... d'invecchiare, celata da una maschera di gioventù che puzza di bruciato.
Che peccato... come erano più giovani le nonne di una volta, che le mamme di oggi. E non parlo certo di età in numeri, ma di anni luce traascorsi nel buio di un mondo grigio, uniforme, uguale a se stesso. Le nonne di ieri, con i loro capelli bianchi, sapevano tanti giochi, sapevano tante storie, e la loro voce narrava... accarezzava, a volte faceva anche paura, ma una paura bellissima, da scacciare rifugiandosi sulle loro ginocchia ad aspettare un finale lieto, o almeno sereno. Imparavamo ad aver paura, ad affrontarla, non ci tenevano nascosto niente, ma ce lo raccontavano con parole così belle, che già ascoltarle era segno di coraggio. Adesso, ai nostri bambini viene insegnato che non esiste la paura, che non esiste niente che possa fermarli, che sono in grado di fare tutto... da soli! E loro lo fanno, poverini, per paura... paura di essere presi in giro, paura di non essere all'altezza, paura di sentirsi piccoli... bambini! E crescono.... crescono... ma non come crescevano i Piccoli Uomini e le Piccole Donne di allora, piano piano, godendo ogni giorno e ogni notte di un pensiero, di un perchè, di un sogno, di una vittoria, di una sconfitta... ma di colpo. Come per incanto. L'unico incanto che resta ai nostri bambini. Crescere e sentirsi grandi. Ma per fare grande un uomo e una donna, non ci vuole un mondo grande, ma un grande mondo. E per farli sentire meno la paura, o per insegnare loro il coraggio, non ci vuole molto, ci vuole poco. Basta essere stati bambini a lungo e ricordarlo, e rimpiangerlo. Credete che i nostri bambini di oggi, rimpiangeranno il loro tempo dei giochi? E quali? Di cosa avranno nostalgia, di un videogame? di un cartone animato dal desiderio di superiorità? A cosa ripenseranno, i nostri bambini, quando saranno vecchi? Cosa racconteranno ai loro nipoti? Quali storie, quali paure, quale coraggio... ci vuole per essere se stessi, liberi da ogni costrizione dello spirito? Saranno soltanto dei vecchi invidiosi, l'uno dell'altro, si ruberanno a vicenda il ricordo di un ...GAME OVER!!!