PISTOIA NON MERITA LA LIBRERIA BABA JAGA

La mia città non merita la mia libreria. La mia città si merita di sprofondare ancora di più nella ignoranza e nel perbenismo, nel provincialismo e nell’indifferenza ipocrita nascosta fra le pieghe di istituzioni, enti, circoli, lobby, gruppi, società anonime a delinquere… e quant’altro e di più ancora. Di meno, la mia città, ha soltanto una cosa: nessuno la conosce, nessuno sa dove si trova, le sue coordinate geografiche sono ignote ai più. E’ quello che si merita, meglio così. Se ci facciamo conoscere, ogni tanto, è soltanto per le cose più infime. Come gli ultimi avvenimenti. Avvenimenti che non credo proprio abbiano scusanti, neppure fra le istituzioni, e, lo dico senza mezzi termini, neppure fra i genitori. Genitori disattenti, indifferenti, presi dall’apparire, dal viaggiare, dall’essere al passo con i tempi… mentre il loro tempo scorre e quello dei loro figli fugge.
Non venite nella mia città, fuggite se vi ci trovate a passare… datemi retta!!!
Ah… dimenticavo, la mia città si chiama… Pistoia. Non sapete dov’è??? Meglio per voi!

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sabato 17 gennaio 2009

BAMBINI SPENTI

E' un sabato pomeriggio d'inverno. Le strade di Pistoia sono piene di gente che guarda le vetrine, che fa i conti di quanto può spendere per il guardaroba senza guardare che roba è, basta che sia alla moda. Passi. Le donne che non hanno molto hanno bisogno di sentirsi almeno il peso addosso di qualcosa, altrimenti il vuoto le risucchia e cadono in depressione. Quella depressione che niente ha a che vedere con il mal di vivere, ma piuttosto si tratta di maldiviverefuorimoda! I giovani fanno come sempre, si trascinano a gruppi desolati, e invece di parlare fra loro, come potrebbe sembrare, messaggiano con altri amici troppo vicini per avere il coraggio di guardarsi in faccia e dirsi le cose come stanno. Meglio codificare e schernire quella lingua che faticano tanto a studiare, a leggere, a scrivere. E così, anche i più asini, si pavoneggiano nell'inventare neologismi che poi finiscono a far parte del lessico del momento. Bastano pochi mesi, e di quei giovani sparisce tutto, a cominciare dalla gioventù. Che già sembra spenta, come le luci di natale che continuano a penzolare dai fili, da palazzo a palazzo, nel centro di Pistoia. E pensare che metà dicembre è trascorsa al buio... e ora, che si avvicina il Carnevale, le palle continuanto a ciondolare, deprimenti ancora più di quello che già erano quanto si illudevano di brillare.
Il freddo pungente fa sembrare i bambini nei passeggini come dei baccalà, intirizziti, lividi, stanchi, annoiati e noiosi. Impediscono di guardarsi intorno, di scambiare due chiacchiere, ecc...
Quelli più grandicelli corrono da un palo all'altro, gridando senza sapere a chi, o cosa. Soli. E chiedono ad ogni istante un palloncino, un pezzetto di schiacciata, un succo di frutta, una pallina dal distributore di mostri. Per non sentirli, i genitori accettano, gli amici dei genitori si prestano a prestare gli spiccioli, a malincuore... ma si sa... poverino, povero amore... si annoia.
Già, si annoia! Allora andiamo in libreria, che compriamo un librino... che poi stasera lo leggiamo...
E il bambino ci crede, e si lascia trascinare... nella Grande Nuova Libreria Bar, e viene scaraventato fra due scaffali stracolmi. - Scegliene uno, sù... - dice la mamma, distratta.
Il bambino prende il primo che gli capita, che lo attira, come è giusto che sia, e la mamma: - Fammi vedere... sei sicuro che ti piace? (non piace a lei, è troppo lungo da leggere, costa troppo... non sa di cosa parli, non sa se è adatto al suo bambino, lo rigira fra le mani, lo apre, guarda la quarta e vorrebbe partire in quinta ed uscire di lì. Il bambino, intanto, ha già preso un altro libro e lo porge alla mamma. Vuole quello. La mamma è perplessa... - Quale vuoi? Non volevi l'altro? -
Il bambino fa intendere che vuole quello. La mamma non intende e pensa che è meglio farsi guidare dall'istinto, dal suo, non quello del bambino, ma soprattutto dal prezzo!
Va da sé, se poi, uscendo, si ferma a comprare un paio di scarpine firmate per il pargolo, e magari getta via un etto di schiacciata che il piccolo non vuole più e un succo di frutta appena iniziato.
Per i bambini, non si guarda a spese.
E va da sé, se una Libreria creata per i piccoli cittadini pistoiesi, dove non ci sono scaffali stracolmi di volumi tutti uguali, ma dove ogni libro aspetta il suo bambino, ogni libro è stato scelto pensando a chi non ha più niente da pensare ma ha già a disposizione pensieri ed immagine predefinite, uguali per tutti, alla moda... va da sé che questa libreria sia vuota.
Vuota in un sabato pomeriggio invernale... con i suoi pochi ma bellissimi libri, ognuno diverso dall'altro,( e non un insieme uniforme che non tiene conto dei bisogni, delle caratteristiche, delle prerogative di ogni bambino... ma che fa di tutto per uniformare ognuno ai bisogni del capitale, e non quello dei capitali che ogni bambino potrebbe rappresentare... potrebbe e basta, intendiamoci! Da questi bambini firmati da capo e piedi, uguali in tutto e per tutto uno dall'altro, non emergerà nessuno! E chi si lamenta oggi, della classe dirigente, domani la rimpiangerà, qualunque essa sia, da qualunque parte o colore penda, perché i bambini di domani non sapranno neppure distinguere i colori!!! Bambini spenti, in una città spenta, da cui penzolano palle di ferro, patetiche e dimenticate. Che palle...

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